Lunedì 30 agosto 2021 l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, ha visitato il nostro Centro Vaccinale di Prossimità, alla presenza delle autorità cittadine e dei rappresentanti di ATS e delle Forze dell’Ordine.
Qui sotto il saluto rivolto a Monsignor Delpini dai Volontari attivi presso il Centro.
Eccellenza, voglia gradire il benvenuto nel nostro hub a nome delle volontarie e dei volontari che si sono attivati fin dal mese di marzo cooperando con i sanitari e con l’amministrazione comunale ad allestimento, organizzazione, avvio e conduzione del centro vaccinale.
La salutano oggi le donne e gli uomini che da sempre tengono vivo il centro parrocchiale e le associazioni che lo animano, i quali per ospitare il centro vaccinale hanno sacrificato le loro attività che qui avevano sede; i volontari della Protezione Civile e quelli dell’Assocazione Nazionale dei Carabinieri in Pensione che hanno collaborato alle attività legate alla sicurezza e all’emergenza.
E La salutiamo noi, che siamo le volontarie e volontari della rete V❤V, impegnati nella quotidianità della vita del centro.
Nella rete V❤V siamo più di 100, dai 18 agli 82 anni e siamo presenti al centro vaccinale, in turni che hanno raccolto da un minimo di 3 a un massimo di 9 persone per volta, per quasi 13 ore ogni giorno, 6 giorni alla settimana, ininterrottamente dal 3 giugno, con la sola eccezione dei giorni 14 e 15 agosto.
Il nostro compito si può riassumere forse più che in ogni altra nella parola CURA. La cura è qualcosa di indispensabile a qualsiasi attività umana, ma allo stesso tempo essa è difficilmente definibile, forse perché è un bene immateriale, un bene eminentemente relazionale, e come tale difficilmente valutato, fino a essere – in un mondo abituato a quantificare ogni cosa – difficilmente riconosciuto.
Eppure essa è, paradossalmente, riconoscibile (lo dimostrano i post-it lasciati da chi passa per il centro, che tra poco le mostreremo).
Al di là dei compiti operativi che ci spettano, quello che tentiamo di fare qui, ogni giorno, è trasformare la presenza delle persone che arrivano per un vaccino in un’esperienza relazionale significativa. Ci adoperiamo quotidianamente per far sì che ogni persona che entra dal nostro cancello si senta, a suo modo, al centro di un’attenzione che di questi tempi forse è importante tanto quanto il vaccino stesso: non per sconfiggere l’epidemia, certo, ma per aiutare a limitare i danni severi inferti dalla pandemia alle reti sociali, alla capacità di vivere le relazioni senza timore, alla fiducia negli altri e dunque alla possibilità di una vita comune serena. In questa possibilità di limitare danni noi riconosciamo un bene comune.
Ma il nostro lavorare insieme(è fondamentale la nostra possibilità di condivisione e di scambio quotidiano) gratuitamente, di slancio, senza rinunciare alla qualità del nostro agire non si ferma a questo: non intendiamo sottrarci alla responsabilità di tentare di offrire alternative alle tendenze culturali dominanti che sembrano spingere inesorabilmente verso la riduzionedell’essere umano: a modelli uniformanti che ostacolano la libera espressione di sé; o a soggetto esclusivamente portatore di bisogno; a potenziale consumatore… A questa idea di persona “ridotta-a” e quindi schiacciata solo sui suoi limiti e sulla disperazione dei suoi bisogni a noi piace rispondere con il movimento opposto e complementare, quello che anima chi – pur consapevole dei propri limiti – sceglie di offrire le proprie risorse, mettendole al servizio non soltanto della soddisfazione personale, ma della tutela di beni che siano più ampi della propria persona, beni considerati comuni.
L’economista Luigino Bruni afferma che la presenza di volontari che agiscono gratuitamente per il bene comune, in una comunità ha la funzione che hanno le trote nei torrenti di montagna: le trote indicano che l’ecosistema vitale è pulito. È un’immagine suggestiva, che invita a pensare anche al ruolo anticipatore del volontariato: proprio perché gratuito, in ogni senso (cioè libero da interessi di denaro, ma libero anche da qualsiasi altro obbligo che lo possa asservire e al contempo intessuto di fantasia e di immaginazione che spesso le istituzioni si debbono negare), esso può avere la funzione di indicatore di direzione, verso una vita della comunità, della polis, che sappia equilibrare le spinte uniformanti con il coraggio di lasciare sempre maggiore spazio alla progettualità partecipata, alla responsabilizzazione delle cittadine e dei cittadini, alla ricerca e alla cura della quantità enorme di risorse di cui è depositario ogni essere umano che, messe in rete e organizzate, possono essere valorizzate a vantaggio della collettività, fino a trasformarne radicalmente la qualità della vita.